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Giu 26, 2011 Attualità, Italia
In televisione si sente spesso parlare di maltrattamenti sugli animali, di cani abbandonati e gattini buttati nei fiumi. A sentir parlare i commentatori nei tg, siamo tutti mostri e torturatori di povere bestioline indifese. E del resto come negarlo? Se il mondo è pieno di crudeltà gratuita tra uomini, come possono rimanerne fuori gli animali?
Eppure, se c’è qualcuno che li maltratta, c’è anche qualcuno che li difende.
Questo è un fatto di cronaca, una storia vera, accaduta pochi giorni fa, di cui parla solo il nostro giornale.
Il nostro protagonista è Pilù, un gattone adulto dall’aria pacifica e il pelo nero come il carbone.
Da pochi mesi i suoi padroni hanno lasciato Capri e si sono trasferiti a Milano e, ovviamente, l’hanno portato con loro. Hanno preso casa in un appartamento al piano terra con un giardinetto.
Da quando è qui, però, Pilù non è molto contento. Non può più uscire per fare le sue passeggiatine perché fuori c’è un mondo di gente che urla e corre sempre, macchine che spuntano ad ogni angolo e un frastuono incredibile. Per questa motivazione l’umore del nostro protagonista non è buono. Anzi, si potrebbe dire che stia programmando persino di scappare di casa!
Ed infatti una sera, approfittando di un momento di distrazione dei suoi coinquilini umani, sguscia tra le sbarre del cancello e fugge via, verso la libertà. O perlomeno è quello che spera.
Pilù vaga per tutta la notte alla ricerca della sua vecchia casa ma non la trova. Sconsolato e depresso è costretto a tornare nell’appartamento da cui è scappato.
Da qui in poi non sappiamo di preciso cosa sia successo. Sappiamo solo che la mattina dopo Pilù viene visto da una giovane donna, Emanuela, mentre è diretta alla metropolitana per andare in ufficio. È accucciato sul marciapiede, non si allontana quando i passanti di corsa gli sfrecciano vicini; trema e respira a fatica ma non si muove da lì. Non miagola e perde sangue dalla bocca. Con Emanuela si ferma anche Daniele, non si sono mai visti prima ed entrambi stanno andando al lavoro. Decidono però che non possono tirare dritto e cominciano col chiamare la Protezione Animali. Passa di lì anche Francesca e poi Dario e Alessandro. Hanno tutti molto da fare quella mattina ma decidono di fermarsi ugualmente e rimanere lì ad aiutare quel bel gattone nero. Si dividono i compiti: Francesca lo accarezza, cerca di rassicurarlo e lo tiene sotto controllo per evitare che si allontani, Daniele chiama il veterinario dell’angolo e gli mette fretta per aprire l’ambulatorio, Dario e Alessandro contattano i negozi di animali lì intorno ed Emanuela cerca di convincere la Protezione Animali ad intervenire: niente da fare.
Passa il tempo, il bel gattone rantola ma non si lamenta, rimane accucciato a farsi coccolare ma è evidentemente sotto shock. Qualcuno deve averlo investito o picchiato.
State tranquilli, nonostante la situazione fosse grave per il nostro protagonista Pilù, l’intervento di quei cinque sconosciuti gli ha salvato la vita. Sono rimasti lì con lui, sono riusciti a portarlo dal veterinario e, alla fine, sono riusciti a trovare i padroni. Certo, hanno perso la mattinata di lavoro, ma poco importa.
C’è chi dice che ci stiamo inaridendo. E del resto come dargli torto? Guerre, violenza, omicidi… Ma in mezzo a tutto questo c’è ancora chi riesce a decidere che un gatto è più importante di poche ore in ufficio. Che la frase “Ma è solo un animale” sia una frase senza senso poiché tutti, animali e uomini, hanno il diritto di vivere.
Francesca Stefanachi
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