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Mag 22, 2011 Cosa bolle in Pentola
Un viaggetto nella Bassa parmense è un’occasione – preziosa – per risintonizzarsi su ritmi, sapori, odori persi lungo il faticoso percorso della nostra frenetica quotidianità.
Affrontare d’inverno la densa nebbia che induce a lentezze automobilistiche oramai demodè, o d’estate la calura soffocante, spinge il turista mordi e fuggi (pur raro, da queste parti) a ripensarsi, e a provare un approccio meditato alla visita.
La partenza è già un arrivo. Un pranzo alla Buca di Zibello, tradizionale tavola che dal 1897 presidia fieramente i giacimenti gastronomici di questi luoghi, è un momento da assaporare appieno. Avrete iniziato con un assaggio dell’ottimo culatello, con morbidi riccioli di burro a guarnizione, e già sarete ai primi classici (o, come li chiamano qui, “minestre”): tortelli di ogni tipo, anolini, tagliatelle e pasticci. Tocca poi ai succulenti secondi, quindi al parmigiano di Bardi, alla mostarda, dal sapore lieve e inaspettato, e al trionfale carrello dei dolci. Carta dei vini ampia, con un settore dedicato alle bollicine, d’oltralpe e italiane, davvero rilevante, come sempre a Parma.
Dopo una breve passeggiata digestiva sull’argine può essere una prima, struggente, meta la cittadina di Busseto con le straordinarie vestigia verdiane. La casa natale a Roncole Verdi, la villa della maturità a Sant’Agata, il teatro dedicato al grande maestro, dallo stesso Verdi generosamente finanziato ma mai frequentato. Busseto è un piccolo gioiello di rimandi al colosso della lirica, alla sua ostentata volontà di rimanere, anche dopo i successi internazionali,“un paesano delle Roncole”.
Detto del bel teatro – visitabile – posto all’interno della rocca neorinascimentale che fa anche da Palazzo Comunale, si segnalano a Busseto due posti di valore per degustare cose buone: I Due Foscari, ristorante di atmosfera, dal respiro non certo localistico, e la Trattoria Campanini, ruspante location per pranzi sostanziosi, in località Madonna ai Prati. Particolarmente allettante, una vera e propria chicca per gli amanti della birra, la presenza in questi luoghi di uno dei più interessanti birrifici artigianali di questi anni, ovvero il Birrificio del Ducato, che con prodotti come la Via Emilia, birra di bassa fermentazione ispirata alle migliori Pils, regala momenti di notevole piacere proprio qui, tra “campi di grano che il vento piega, tra basse colline sopra la pianura”, come recita la pagina web dell’azienda.
Impossibile dare indicazioni sul reperimento di ulteriori prelibatezze locali, poiché sarebbero troppe. Siamo al centro di un vero e proprio reticolo gastronomico che tra Felino, Zibello, Langhirano (col suo straordinario prosciutto), Polesine Parmense, con la tradizionale e allo stesso incredibilmente innovativa esperienza dell’Antica Corte Pallavicina di Massimo e Luciano Spigaroli (www.acpallavicina.com), mette il viaggiatore in un imbarazzo – vero – per la scelta.
Insomma, ci si fornisca di borsa termica, e ci si lasci guidare dalle indicazioni delle persone che vivono e operano in questi luoghi. Sarà così semplice portarsi a casa degli ottimi Parmigiano Reggiano, nelle forme e stagionature che si prediligono, o culatelli stagionati lungo gli inverni carichi di umidità.
Non mancheranno poi, occasioni di visita, rocche e castelletti, ma anche la non distante Reggia di Colorno, da Busseto circa 30 km di molle pianura, attraverso luoghi il cui nome dipana mille storie: Soragna, Samboseto – da cui tutto ebbe forse inizio, sufficit guardare qui http://www.youtube.com/watch?v=WnlpPRw1mdk – e San Secondo).
Utile guida umana, ai tipi e ai sentimenti contemporanei di questa Emilia, “Siam poi gente delicata”, del bravo Paolo Nori (ed. Laterza), immaginifico viaggio lungo i caratteri della via Emilia, tra Parma e Bologna.
Matteo Belloni
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