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Mar 28, 2011 Attualità, Italia
Lo afferma, fino allo sfinimento, nei suoi editoriali, il direttore del nostro Giornale, Mauro Pecchenino. Oggi l’Italia è un Paese senza capo né coda.
In realtà, riuscire a riconquistare e a guadagnare nuovamente un ruolo da protagonista nel panorama geopolitico mondiale, con onestà e meriti oggettivi, è un vero e proprio percorso ad ostacoli.
Sedersi ed accontentarsi è una trappola in cui molti possono incorrere. L’Italia lo ha fatto in questi ultimi 20 anni.
Il benessere raggiunto, le posizioni scalate fino a farci diventare la settima potenza del mondo, sembrano un lontano e malinconico ricordo.
Dopo essere usciti sconfitti e piegati dalla seconda guerra mondiale, il nostro Paese è ripartito con tenacia e vigore verso il benessere, di cui ancor oggi, possiamo godere.
Eppure l’Italia oggi è un paese vecchio e stanco.
Dove i giovani che valgono davvero, scappano all’estero e chi vorrebbe restare, mastica amaro per una situazione deprimente.
Viviamo un ruolo da comprimari, siamo un Paese che rischia seriamente di non tornare più protagonista.
Ci accontentiamo di ciò che siamo stati e oggi, pur rimanendo nell’ombra, ci siamo ancora ma solo grazie al nostro pedigree. E andiamo avanti balbettando.
Pensando all’Italia ci viene in mente la parabola di Giorgio VI, il Re divenuto sovrano inaspettatamente e la cui storia è ben raccontata nel film di Tom Hooper, con Colin Firth e Geoffrey Rush.
Giorgio VI è il fratello minore di Edoardo VIII che decise di abdicare in favore del fratello, vista l’impossibilità di poter sposare l’americana Wallie Simpson, poiché divorziata.
Giorgio VI è affetto da balbuzie, vive con la moglie e le due figlie con la convinzione di non essere l’erede al trono e, con un certo fatalismo, con l’impossibilità di non poter superare la disfluenza verbale che lo affliggeva.
Anche quando si avvicinava la possibilità di succedere come Re, al fratello Edoardo VIII ormai in disgrazia, il Duca di York sembra preferire un ruolo da comprimario e, allo stesso tempo, non sembra così determinato nel riuscire a sconfiggere la balbuzie.
La tenacia, la perseveranza, la forza e l’aiuto di un logopedista che poi diventa suo amico, portano Giorgio VI a sconfiggere ogni timore, tra cui spicca anche la timidezza, per accettare di salire al trono e sconfiggere anche la terribile disfluenza verbale.
Fu protagonista insieme a Churchill nella guida morale e spirituale del popolo britannico, negli anni drammatici e difficili della seconda guerra mondiale.
Tornando ai giorni nostri, anche l’Italia se dimostrasse di avere tra le frecce del suo arco: tenacia, perseveranza e forza e, rifiutando ogni forma di fatalismo e di apatia che ci contraddistinguono oggi, ce la potrebbe fare. Così, finalmente, il nostro Paese tornerebbe ad essere protagonista e a riprendersi il ruolo che più gli compete, non certo quello da comprimario e di comparsa un po’ balbettante, a cui da troppo tempo siamo costretti ad assistere.
Alfonso della Mura
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