Ultimo Aggiornamento giovedì 7 Novembre 2024, 10:48
Dic 14, 2010 Attualità, World Wide
New York City
Nel punto in cui si incrociano le due vie più importanti di New York City e quindi del mondo, ossia la Fifth Avenue e la Broadway, in un prestigioso palazzo dell’Ottocento, di fronte all’iconico Flatiron Building, ci accoglie il “tempio” dell’italian food: EATALY.
Dopo mesi di lavoro e un investimento di 25 milioni di dollari, qualche mese fa è stato inaugurato il megastore dedicato alla cucina e ai prodotti dell’Italia.
Il marchio EATALY, fondato nel 2004 da Oscar Farinetti a Torino, riunisce un gruppo di piccole aziende che operano nei diversi settori enogastronomici, e ha come mission la diffusione nel mondo della filosofia Slow Food.
Spiegare al consumatore il valore del cibo, da dove arriva, com’è lavorato e da chi, questi sono i core value di questo brand che, nel giro di pochi anni, ha inaugurato diversi department store in giro per il mondo: quattro sedi italiane, Tokyo e poi New York.
Il punto vendita nel cuore della Grande Mela, sui suoi 6,000 metri quadrati, ha un ingresso piuttosto discreto, tutt’altro che trionfale; entrando si ha la sensazione di passeggiare in un villaggio medievale, animato da colori, profumi, sapori e dalle più belle canzoni italiane degli anni ’60-’70 che cadenzano la visita e si respira così la storia e la cultura dell’identità italiana.
Gli scaffali pullulano di prodotti veramente “made in Italy”: marmellate, caffè, biscotti, affettati e ortofrutta; ma anche vini, birre, olio e pasta. Numerosi i corner in cui vi è la produzione giornaliera dei prodotti, come l’agrogelateria, la pasticceria, il panificio e l’angolo dove la mozzarella viene fatta a mano, sotto gli occhi dei clienti, da ragazzi italiani formati da alcuni caseifici pugliesi.
Al suo interno, oltre ad uno spazio – “La Piazza” – riservato al finger food con salumi, formaggi e frutti di mare, ospita ristoranti monotematici dedicati a carne, pesce, pasta, pizza e verdura. Non a caso , un cartellone all’interno dello store riporta: “We cook what we sell and we sell what we cook!”.
Completano il panorama del sistema Italia stand di design come Kartell, Alessi e Bialetti, di cultura con Rizzoli e La Stampa e di viaggi con Alpitour.
Una macchina di successo che è riuscita a creare 400 posti di lavoro, di cui 300 assunti in loco; un department store di lusso a prezzi accessibili che illustra e vende le bontà gastronomiche del Bel Paese, creando però la giusta integrazione con alcuni grandi produttori americani.
Avendo colto una nuova esigenza dei consumatori, ossia mangiar bene, ad un prezzo ragionevole, essere informati sul prodotto e sul suo ciclo produttivo, rispettando l’ambiente con i suoi tempi e le sue diversità, EATALY, nella capitale del melting pot globale, ha proposto un modello alimentare, in controtendenza con la progressiva diffusione del processo che George Ritzer chiama mcdonaldizzazione. I consumatori statunitensi, vittime del sistema fast food e di prodotti troppo spesso spacciati per “made in Italy”, come Parmesan Visconsin e olio spagnolo o tunisino, hanno bisogno di essere “educati” alla vera cucina italiana. L’arrivo di EATALY a New York, pur con le sue piccole defaillance per il servizio al tavolo, è sicuramente un’enorme sfida che punta anche raccontare biodiversità, produttori e tradizioni.
Così, continuando a passeggiare per le enormi, adrenaliniche e colorate street di New York, dopo aver visitato EATALY, ci si sente – almeno per una volta! – orgogliosi di essere Italiani.
Eleonora Dafne Arnese
happy wheelsSet 17, 2023 0
Ago 16, 2023 0
Ago 16, 2017 0
Lug 31, 2017 0
Giu 02, 2024 0
Feb 22, 2024 0
Giu 04, 2023 0
Mag 28, 2023 0