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Nov 02, 2010 Attualità, Italia
Ragazzi, padri di famiglia e tante storie italiane dietro alle stragi in Afghanistan dove militari perdono la vita nel tentativo di ristabilire una pace difficile.
Facciamo un passo indietro.
Dopo l’11 settembre, la lotta al Terrore ha avuto come obiettivi principali due Paesi: l’Afghanistan e l’Iraq.
Il primo perché si pensava fosse il rifugio di Osama Bin Laden, il Male assoluto e a capo dell’organizzazione terroristica di Al Qaeda.
Il secondo perché il suo Dittatore Saddam Hussein era a capo di uno Stato accusato di nascondere armi di distruzione di massa.
L’asse anglo americano, con i suoi presidenti di quegli anni, Tony Blair e George W. Bush, si allearono in un patto d’acciaio volto a stanare, come diceva spesso l’ex presidente americano, qualsiasi terrorista legato al Al Qaeda ma, soprattutto, a catturare Osama Bin Laden e a liberare l’Iraq dal suo dittatore terrorista Saddam.
Saddam è stato catturato dai militari americani e successivamente processato e condannato a morte da un Tribunale iracheno.
Osama Bin Laden è un’entità che oggi, sembra metafisica.
Oggi l’Iraq e l’Afghanistan tentano una lenta ripresa e la presenza militare anglo americana e di molti altri Paesi alleati, tra cui l’Italia, è ancora lontana da lasciare quei territori difficili.
Le diverse perdite di vite umane che il nostro Paese ha dovuto affrontare, suscitano nell’opinione pubblica interrogativi e dibattiti sulla reale necessità di continuare a garantire la nostra presenza in Afghanistan.
Si dice spesso che i nostri militari siano li per un’attività di “Peacekeeping”, ma i fatti drammatici che si sono susseguiti, impongono una riflessione.
Quelli sono territori di guerra e gli attacchi ai militari italiani lo dimostrano.
Nascondersi dietro ad un dito non serve.
Urge, e datevi una mossa, comprendere con quali obiettivi e con quali tempistiche sia il caso di rimanere in quei territori.
Inoltre, sono passati 10 anni e di Bin Laden, nessuna traccia e, allo stesso tempo, la presenza militare continua e si afferma che serva a garantire una pace che sembra non voler arrivare.
Non è chiaro agli Italiani quali siano gli obiettivi e gli obblighi che ci impongano ancora una presenza che, purtroppo, continua ad essere difficile e sembra appunto, inspiegabile.
Sarebbe giusto si rispondesse ad una semplice domanda: perché restare?
Perché far morire giovani vite, per un pugno di dollari ?
Qualcuno sa rispondere ?
Norman di Lieto
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