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Ott 09, 2010 Attualità, Italia
Carmillos Picture from Flickr.com
Ha senso ancora oggi riscoprire i film di Fantozzi? Riguardandoli con occhio critico sì: sotto l’aspetto da comiche di bassa lega si cela un aspetto profondo, un’icona moderna.
Fantozzi è un caso umano: con la sfiga che persevera sulla sua vita è difficile non ridere. Una moglie con i capelli grigio topo, una figlia che rassomiglia ad una scimmia, una fiat scassata come auto, un lavoro dove viene vessato e dove deve coprire i colleghi assenteisti e un cognome che viene storpiato in continuazione (Fantocci, Pupazzi…).
Un uomo rassegnato all’umiliazione che però non perde mai di vista la sua umanità: quando deve chinare il capo davanti al potente di turno prova, nella sua maniera, a ribellarsi. Il Ragionier Ugo ha una sua dignità e integrità morale.
Fantozzi è un disadattato sociale, che fatica a trovare il suo posto nel mondo e non ha ricevuto le regole sul come comportarsi, creando equivoci imbarazzanti in tutte le situazioni. Fantozzi rimane però genuino, senza nascondersi dietro all’ipocrisia: conscio del suo stato si sbraccia per uscire da questa melma avversa per regalarsi un momento di gioia, mentre invece i suoi colleghi fingono di essere ciò che non sono per omologarsi.
Il nostro buffo eroe arriverà a capeggiare una rivoluzione, quando afferma che la corazzata Potemkin è una boiata pazzesca: in un clima da G8 Fantozzi finalmente può guidare un gruppo di fedeli contro il comune nemico. Rimarrà un volo pindarico che finirà con i fumogeni della polizia e la rievocazione della pellicola distrutta, ma riconosciamo onore al merito: sempre meglio aver tentato e rischiato, ogni tanto uscire da un’esistenza grigia può aiutare.
Ma la più grande ricchezza di Fantozzi, che lo voglia riconoscere o meno, è la moglie Pina: sempre vicina a lui, anche se non lo ama (ti stimo moltissimo).
Si continua a ridere, certo, di tutto quello che gli capita: è pur sempre una macchietta dei nostri difetti, delle nostre bassezze, del putridume dell’animo umano, dei colpi bassi a cui si deve far fronte per rimanere a galla. Però gli italiani, vedendo queste inenarrabili avversità, si sono riconosciuti in questo personaggio e ne hanno tributato il successo, notando anche il suo aspetto umano (quando il giullare toglie la maschera mette a nudo la sua identità).
Ridiamo quindi delle nostre bassezze e riflettiamo sul personaggio di Fantozzi, che risulta più complicato e profondo di quanto possa sembrare: un buon modo per scoprire che, a conti fatti, in mezzo a tanta ipocrisia rimane l’unica persona sincera conscia del proprio sè e del suo stato. Mai votato alla rassegnazione, sempre pronto a dire ai suoi aguzzini “com’è umano lei“, uno stoico cavaliere che combatte contro i mulini a vento dell’indifferenza.
E.D.A.
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