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Mag 31, 2010 Attualità, Italia
Nell’articolo precedente, tra ciabattate, urla e schiamazzi, ci siamo congedati con una domanda molto impegnativa e sempre attuale, ovvero cosa distinguesse un genitore da un educatore.
In teoria nessuna differenza in pratica, la tendenza del comune vivere di oggi, sembra inquadrare il genitore e l’educatore in due ruoli differenti. Da un lato una sorta di clan (padre e madre) “uniti nella lotta” nell’assistenzialismo più totale impegnati nel crescere figli cibernetici solo capaci di vivere virtualmente, dall’altro, il ruolo dell’educatore, quasi totalmente delegato a nonni, maestre, insegnanti, baby sitter, allenatori ed in generale a figure esterne alla famiglia.
Nell’era degli appalti e dei contoterzisti, anche l’educazione sembra diventata materia di delega, una sorta di tacita “consegna” ad eseguire quello che oggi, in famiglia, si fatica ad insegnare: l’educazione alla vita.
Per tornare al clan dei ragazzini invorniti (come direbbe l’assessore Cangini) educare è sicuramente un esempio di libertà, di sperimentazione, di ricerca fuori dal coro, di coraggio, ma niente a che vedere con il tacito: “Fai quello che vuoi”!
Se guardiamo al mondo animale, ci accorgiamo che le madri (raramente i padri), sono esempi concreti di educazione, di apprendimento al volo, di caccia per il nutrimento, di apprendimento all’autonomia intesa come valore indispensabile a quella libertà di cui si accennava sopra.
E noi? Che razza di “animali” siamo diventati? Non sarà che essere d’esempio è diventato una fatica insopportabile?
Difficile a dirsi… sta di fatto che se da una recente indagine tra gli adolescenti, tra i valori più importanti della loro vita hanno elencato: i soldi, le raccomandazioni ed il culo tra i primi tre posti delle loro priorità, forse qualcosa andrà cambiato, a partire da quell’educazione al sacrificio tanto cara ai nostri padri (di sicuro al mio!)
… E a pensarci bene, Carla Fracci non è uscita da Amici e Mina non ha partecipato ad X-Factor.
Sarà anacronistico parlare di sacrificio nell’epoca delle comodità, ma se amore significa dare in maniera totale, credo che il dono più grande che si possa lasciare ai nostri figli sia una lezione magistrale non scritta, sul valore propedeutico dello sforzo come elemento motivante, indispensabile per vivere una vita emozionante dal valore inestimabile.
Barbara Fontanesi
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