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Mag 25, 2010 Terza Pagina
Ascona
Potremo definire Pier Daniele La Rocca, uno stretto connubio d’arte, musica e poesia che deriva da un suo processo emozionale legato all’infanzia e alle memorie ad essa connesse: quando da bambino osservava il nonno intento a dipingere nel suo studio sul Lago di Garda mentre la nonna suonava musica classica al pianoforte. Luci, suoni, parole, musiche e colori: memorie di ieri, magie che esprimono l’uomo di oggi. Pier Daniele, un artista vagabondo restio alle regole, alla ricerca di espressione senza vincoli, libera. Vagabondo tra India, Indonesia, Arabia, Brasile e Nord Africa, con alle spalle grandi ricerche di archeologia e storia dei popoli, bacino dal quale attinge tuttora. La trasversalità delle esperienze con i diversi materiali che impiega, quali ferro, legno, piombo, fuoco a cui unisce l’uso della scrittura, alternata a spartiti, note e testi poetici, trascina con se culture remote, rimette continuamente in campo pittura e musica come se creasse musica dipingendo o semplicemente come se dipingesse ascoltando musica. Ritrova ad Ascona analogie paesaggistiche nel gioco luminoso, terra-acqua del lago. Afferma infatti che i processi artistici devono moltissimo ai luoghi in cui si sviluppano, al tessuto sociale, a sentirsi parte di un pensiero. La grande mostra che ha curato ad Ascona “Magic Arte” ne esprime il concetto. Nelle note musicali Pier Daniele sente una capacità di energia sensoriale altissima in grado di preparare un tessuto emozionale nel momento creativo. I popoli antichi avevano intuito infatti, con la loro ritualità primitiva, che il suono è la forma d’arte più concettuale esistente. Basti pensare alle funzioni che assume ai loro occhi e al loro spirito la sinergia di ritmi, danze e rituali collettivi con l’espressione artistica della “pittura” del corpo, mediante crete colorate o tatuaggi. Anche nel Novecento, non pochi artisti, sono rimasti soggiogati dal fascino del binomio arte-musica: Kandinsky, Klee, Matisse e molti altri, hanno trasferito in segni e immagini il loro mondo di note. Per questo La Rocca non è un artista che ha fatto della sua pittura il solo luogo esclusivo di forme o colore, ma ha lasciato fluire altre componenti, diverse tra loro, ma affini e complementari. Una sfera emozionale spalancata all’infinito che è anche il concetto di fondo della sua arte e delle sue esposizioni. Segni, segnali, simboli, sono le radici dell’esistenza umana e della sua idea di continuità fra vita e morte.
“La porta infinita”
Nomi di pietra
Bussano alla porta
del tempo
“per sempre”
È la magica parola
d’accesso.
Carla Aghito
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