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Mag 01, 2010 Attualità, World Wide
Reportage da Il Cairo
Tornando a Imbaba, noi siamo andati a trovare le suore comboniane, 3 per l’esattezza, che vivono al primo piano in un appartamento preso in affitto da un meccanico cristiano che possiede tutto il palazzo. Ah però.. comunque il meccanico è sporco come tutti gli altri ma è stato molto contento di vederci, soprattutto padre Jorge, e di stringerci la mano. Loro in realtà si salutano battendosi la spalla e dandosi un bacio sulla guancia. Dopotutto è meglio che a noi ci salutino alla maniera informale europea. Inaspettato è il calore e il rispetto che si vede nei loro occhi quando incontrano Jorge o una delle suore. Parlo ovviamente degli egiziani cristiani, che siano comboniani, cattolici, copti o ortodossi. C’è in loro il rispetto di chi sa che sono qui per aiutare, unito a un po’ di superstizione e a molta gratitudine. Le comunità cristiane qui rappresentano l’apertura di scuole, asili e ospedali indipendenti dal governo, per quanto questo sia possibile e in linea con le leggi locali. A loro non importa che gli studenti siano cristiani o musulmani.. non importa cosa abbiano in testa o nel cuore: il problema principale è l’alfabetizzazione dei ragazzi, dei bambini e delle donne. Alcuni alunni vengono bocciati nelle scuole statali perché non possono permettersi lezioni private che sono costretti a prendere dagli stessi professori che insegnano nelle classi. E possono pure essere i primi in tutte le materie, ma se non paghi le ripetizioni, l’anno è perso. I professori percepiscono un salario indecente e devono arrotondare a spese degli studenti. Così, spesso, anche quelli più promettenti sono costretti ad andarsene e non gli resta che provare a rivolgersi agli infedeli che portano in giro una croce e non seguono il richiamo, diffuso dagli autoparlanti delle moschee, delle cinque preghiere giornaliere. Al Cairo, tuttavia, non si incontra spesso la parte più estremista della fede musulmana, ma in generale c’è stata una regressione nella libertà di costume e un ritorno alla tradizione e, anche le più erudite tra le donne, come maestre o insegnanti, sono tornate a portare il velo. ( continua…)
Federica Adamoli
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