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Apr 12, 2010 Attualità, World Wide
Reportage da Il Cairo
Jorge mi ha portato a Imbaba, uno dei quartieri più poveri del Cairo. Ci siamo arrivati prendendo il metro che nulla ha da invidiare a quello di Milano, certo, a parte l’odore e il caldo. Le donne hanno un paio di vagoni tutti per loro, ma visto che mi guardano peggio degli uomini, ho pensato fosse comunque meglio rimanere nelle carrozze comuni. Qui tutte, o quasi, portano il velo, colorato, su vesti tradizionali o su magliette a maniche lunghe, su gonne di jeans che spazzano per terra. Si riescono a vedere giusto i piedi, spesso sporchi come la maggior parte delle loro strade. Ma i quartieri così detti “normali” non sono niente rispetto a Imbaba. Lì le strade sono piene di buchi.. parlo di quelle principali, perché quelle secondarie sono di terra e rifiuti e rigagnoli putridi. Gli egiziani spesso le bagnano per non far alzare troppa polvere, con risultati che vi lascio immaginare. Le mosche sono dappertutto, nei mercati, sulla frutta, attorno ai rifiuti, nei locali affacciati sulle vie dove si fuma la shisha e anche attorno ai vecchi seduti agli angoli delle strade. E’ esattamente come quando si guardano documentari sul terzo mondo o film che illustrano l’espandersi disordinato di città che non riescono a curarsi davvero di nulla. E come farebbero? Non si sa da che parte cominciare. L’unica differenza è che in televisione non si sente l’odore, non si ha la sensazione della polvere sulla pelle e dell’umido.
In questo quartiere si vedono un sacco di carretti trainati da asini.. penso di averne visti più oggi che in tutta la mia vita, di asini intendo. Poverini, sembrano denutriti e ovviamente sono sporchi, con queste orecchie lunghe che tirano indietro e con gli zoccoli spesso mal ferrati e con le zampette scheletriche. Pensavo fossero un po’ più alti. Chi è più fortunato ha addirittura un cavallo e un carretto un po’ più grande. Non penserò mai più che i cavalli di Rapallo siano sfortunati.. Poi ci sono i “toto” che sarebbero dei taxi con il muso di un ape car e il retro fatto in modo che ci stiano un paio di persone. Sono guidati per lo più da ragazzini e questo è il motivo per cui i taxi veri cercano di non entrare in questo quartiere.Persino loro lo trovano troppo congestionato e pericoloso per l’incolumità della loro macchina che, se va bene, avrà almeno 30 anni e no, non assomigliano precisamente a una macchina d’epoca. Sembrano più un patchwork venuto male, messo insieme con del fil di ferro.Tutti, in ogni caso, guidano come dei pazzi, dai pulmini alle moto, dalle macchine fino ai camion. Tutti. E sembra sempre che abbia vinto la nazionale grazie al concerto di clacson che si spegne solo verso le 4 di notte, quando le strade cominciano a svuotarsi. ( continua…)
Federica Adamoli
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