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Feb 12, 2010 Terza Pagina
Nelle società postmoderne contemporanee, l’identità delle persone tende a diventare molteplice. È cioè un’identità che è in grado di tenere insieme tante personalità differenti. Ciò riguarda le persone comuni, ma riguarda soprattutto i divi dello spettacolo, che sono più avanti da questo punto di vista, perché, per il lavoro che fanno, devono essere particolarmente in sintonia con i processi di cambiamento della società.
È esemplare a tale proposito il caso della cantante Madonna. A partire infatti dal 1985, con il videoclip della canzone Material girl, ha cominciato quel gioco vorticoso di identità che le ha consentito di avere l’enorme successo che ha avuto e che è stato possibile grazie alla sua mancanza di una personalità particolarmente caratterizzata. In Material girl, ad esempio, ha interpretato lo stesso ruolo da femme fatale che fu di Marilyn Monroe nel film Gli uomini preferiscono le bionde. Sono seguiti poi tanti modelli femminili differenti: la femminista che incita le donne a essere indipendenti, la donna muscolosa e votata al fitness del Blonde Ambition Tour, la donna trasgressiva e sexy, la donna orientale e spirituale (con i lunghi capelli corvini e il trucco quasi inesistente, se non per le mani decorate con tatuaggi all’hennèe), la donna cowboy che entra pienamente all’interno dello stile texano, la ballerina che rispolvera il mondo della disco music degli anni Settanta, la mamma premurosa che scrive libri di favole per bambini, la donna impegnata che dichiara di voler scuotere le coscienze delle persone e migliorare il mondo, ecc.
Insomma, Madonna ha capito molto bene che ciò che conta nella nostra società è l’immagine che si offre agli altri e che questa si può cambiare facilmente, come si cambia un abito. Il sociologo Jean Baudrillard ha scritto che Madonna «può interpretare tutti i ruoli. Ma può farlo perché possiede un’identità solida, una fantastica capacità d’identificazione o per il fatto che non la possiede affatto? Certamente perché non la possiede – ma l’essenziale è di saper sfruttare, come lei, questa fantastica assenza d’identità».
Pertanto, è probabilmente proprio il non-stile di Madonna a rendere questa cantante tanto desiderata oggi come testimonial dai creatori di moda (Jean-Paul Gaultier, Dolce & Gabbana, Versace) e dalle marche per la loro pubblicità. Possiede infatti un elevato livello di notorietà, ma si presta docilmente ad accogliere dentro il suo vuoto identitario l’immagine della griffe o della marca che la vuole utilizzare.
La situazione era ben diversa però quando Madonna ha cominciato ad affermarsi nell’immaginario collettivo. Negli anni Ottanta infatti, Madonna ha provato ad accostare la sua immagine sexy e trasgressiva ai simboli della religione cattolica e ha suscitato un grande scandalo. E la stessa cosa è successa a Michael Jackson, accusato di aver abusato sessualmente di un bambino. Le aziende che utilizzavano questi due personaggi come testimonial pubblicitari sono fuggite. Ma nel corso del tempo la libertà dei personaggi dello spettacolo è diventata sempre maggiore e oggi essi possono incarnare perfettamente quell’identità molteplice che caratterizza la vita delle persone nelle società postmoderne.
Vanni Codeluppi
Docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia
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