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Lug 31, 2019 Lifestyle, Società
Anni fa mi trovavo ad Asolo, in Provincia di Treviso, un piccolo paese immerso nei vigneti della vasta zona del Prosecco e, mentre si stava aprendo la Convention Nazionale delle Città del Vino, della quale ero dirigente, ho incontrato Luigi Veronelli. Da quel giorno abbiamo parlato a lungo, non solo di enogastronomia, ma anche di politica e soprattutto dell’Oltrepò Pavese, del suo territorio e dei suoi vini.
Gli avevo chiesto conto delle sue critiche sferrate al mio territorio oltrepadano, facendogli notare che, rispetto ai decenni precedenti, il territorio e il vino erano cambiati. Il vino non era più, come un tempo, prodotto in gran parte di massa per soddisfare i vicini consumatori milanesi. Gli avevo ricordato tante iniziative innovative, tra le altre, lo studio per le zonazioni (chiamato anche pianificazione delle zone vocate) e per la realizzazione del primo catasto vitivinicolo italiano, da me proposte e realizzate con la collaborazione di esperti del settore, quand’ero amministratore provinciale. Mi aveva risposto che aveva seguito tutte queste iniziative e che adesso l’Oltrepò Pavese, finalmente, aveva imboccato la strada giusta verso la qualità del vino e la valorizzazione delle eccellenze del territorio.
Ci siamo visti diverse volte, in occasione di convegni ed incontri enogastronomici. Ci siamo sentiti spesso per telefono, soprattutto per metter in campo iniziative atte a propagandare la De. Co. (Denominazione Comunale d’Origine), da lui lanciata.
Aver conosciuto e dialogato per alcuni anni con Luigi Veronelli è stata un’esperienza gratificante, oltre al fatto di aver appreso e consolidato tanta cultura materiale e immateriale. Veronelli è conosciuto principalmente dal grande pubblico come enogastronomo di fama nazionale e internazionale, come sommelier, come inventore dei grandi e raffinati termini dei profumi del vino. Molti non sanno che è stato un grande intellettuale, un politico, un giornalista, un editore, un docente universitario, un contestatore, un polemista, un animatore d’intense battaglie a difesa della civiltà contadina, dei piccoli produttori, della qualità dei prodotti, della terra, della libertà di ogni individuo.
Laureato in filosofia, è stato docente universitario di filosofia teoretica, Nel 1956 è diventato editore. Inizialmente, ha pubblicato opere politiche di autori vari, da Anatole France, a Proudhon, a De Sade e alcune poesie di Gabriele d’Annunzio, oltre a testi di carattere sportivo. In questo periodo ha editato tre riviste: “I problemi del socialismo”, diretta da Lelio Basso; “Il pensiero”, che trattava di filosofia neotrascendentalista, diretta da Giovanni Emanuele Bariè e “Il Gastronomo”, una rivista di letteratura gastronomica, diretta da lui stesso. Quest’ultima ha incontrato un grande successo e Veronelli, da allora, si è dedicato in modo particolare all’attività di cultore della gastronomia, collaborando su questi temi con tanti giornali e riviste italiani e stranieri. Un succinto elenco, tanto per citarne alcuni, comprende: Panorama, Epoca, Amica, Capital, La domenica del Corriere, Vini e Liquori, Week End, L’Espresso, Sorrisi e Canzoni TV, Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, Class – Travel, (rivista americana); Decanter (giornale inglese); alcuni periodici spagnoli, come Gran Riserva ed Enciclopedia del Vino e la brasiliana Carta Capital. Da non dimenticare la costante collaborazione con il quotidiano Il Giorno, dal 1962 al 1983.
Così è diventato popolare tra il grande pubblico, che apprezzava il suo stile personalissimo, elegante, polemico, incisivo. Ha composto numerosi volumi, tra i quali I vini d’Italia, Alla ricerca dei cibi perduti, I cento Menu, Il vino giusto. Con Luigi Carnacina, ha scritto La grande cucina, Il Carnacina, La cucina rustica regionale. Questi libri si riveleranno fondamentali per la codificazione della cucina italiana. Con l’amico Gianni Brera ha scritto, a due mani, La pacciada, trattato sull’enogastronomia lombarda.
La sua popolarità è aumentata maggiormente dal 1970 al 1977, quando è stato protagonista, con Ave Ninchi, della trasmissione in onda sul primo canale della RAI TV A tavola alle 7, una rubrica di grande ascolto. Nel 1979, il Viaggio Sentimentale nell’Italia dei Vini è servita al lancio della terza rete televisiva della RAI. Sempre in RAI ha condotto La meridiana, nel 1982, e Il bel mangiare, nel 1986.
In questo periodo ha compiuto approfonditi studi e ricerche sui problemi dell’enologia e della gastronomia creando prodotti editoriali unici: Il Veronelli (la prima completa enciclopedia sul vino); i Vignaioli Storici (la storia delle famiglie che hanno reso grande il vino italiano) e i vari Cataloghi (Vini d’Italia, Vini del Mondo, Spumanti & Champagnes, Acqueviti).
Nel 1983 ha lanciato un periodico dal nome L’Etichetta, da lui nominato “Vera e propria guida alla vita materiale, attraverso l’incontro estetico con le cose – non solo gastronomiche – della vita di ogni giorno”. Ha diretto questo periodico sino al 1994. E’ stato direttore anche di Vini & Liquori, de Il Sommelier Italiano e di Ex Vinis.
Nel 1989 ha fondato la seconda Veronelli Editore “col puntuale obiettivo di approfondire la classificazione dell’immenso patrimonio gastronomico nazionale e contribuire ad accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del mondo”. La casa editrice ha cessato l’attività a fine 2010.
E’ stato, tra l’altro l’esperto/consulente di Conoscere il vino, opera a dispense edita da Fabbri e de I migliori vini d’Italia, collana edita da Hobby & Work. Fu fondatore e a lungo componente della Giuria del Premio Letterario Internazionale Nonino Risit d’Aur e, nel 1993, del Primo Congresso Mondiale degli Scrittori del Vino. E’ stato inventore di un linguaggio nuovo, di un lessico caratteristico, di tantissime frasi entrate nell’uso corrente. Basta citarne alcune: “Bocca piena e calda”, “Vino da meditazione”, “Vino da favola”, “Di zerga beva”, “Rossi dialettici”. (Continua…)
Carlo Bolognesi
Sociologo
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