Ultimo Aggiornamento giovedì 7 Novembre 2024, 10:48
Mar 19, 2019 Attualità, World Wide
Pubblichiamo un breve saggio del giornalista e saggista Sergio Bellucci, su un tema di scottante attualità
Le settimane che stiamo vivendo sembrano concentrare in loro stesse tutto il quadro derivante dalla crisi del funzionamento del sistema socio-economico, che le società umane attraversano. Alla rappresentazione miope del discorso pubblico, operata dal mainstream dei mass media, si somma oggi l’autorappresentazione del particulare, abilitata dal flusso di comunicazione generato dai singoli attraverso l’infrastruttura social. Fenomeni anche drammatici e processi inaspettati emergono nel gorgo del processo di crisi sistemica rappresentata dalla “Transizione” in atto. Partiamo dalla qualità del discorso pubblico per arrivare alla struttura della crisi.
I mass media, prevalentemente locali o al massimo nazionali, continuano a rappresentare il dibattito politico come un confronto tra ipotesi, spesso definite ‘ricette’ di politica economica o sociale, affidate a rappresentanze politiche nazionali che hanno radici sempre più deboli – a volte addirittura inesistenti – nei corpi della società. L’occupazione della scena pubblica è frutto più di una inerzia che deriva dalla vecchia presenza sulla scena politica della storia novecentesca, che di una reale capacità di organizzazione e rappresentanza delle strutture sociali contemporanee. Una sorta di stanca rappresentazione di un racconto pubblico che sembra scivolare via sulla superficie dei processi reali e che la stessa società sente sempre più lontana per la distanza tra le parole e la condizione reale del loro vissuto. Anche le poche novità emerse nell’ultimo decennio sulla scena pubblica, più che essere frutto di analisi nuove del quadro qualitativo di questa crisi che è di sistema, reso esplicito dalla crisi del 2008, sembrano essere il frutto di veri e propri “rinculi sociali”, di tentativi di ripristino di un ordine che si percepisce come saltato. Le novità in campo, cioè, più che indicare linee tendenziali di fuoriuscita in avanti dalla crisi – frutto di analisi nuove dei processi innescati dalla crisi sistemica in atto, da oltre un decennio – sembrano affermarsi attraverso promesse di ripristino di condizioni sociali che la crisi ha tolto. Telegiornali, talkshow, approfondimenti, sembrano essere monopolizzati non sui fattori strutturali della crisi, ma sulla ìschiuma’ della sua rappresentazione mediatico-politica, in un brusio di fondo che risulta incomprensibile e auto-generante. La polemica si lascia galleggiare sui processi reali per poi, di tanto in tanto, calarsi in un particulare particolarissimo che viene invocato per tentare di dare corpo al confronto polemico generale.
I giornalisti raramente sono sufficientemente preparati per entrare nel senso vero delle affermazioni dei politici e cercare di aprire contraddizioni rispetto alla crisi in atto e, a quest’ultimi, è sufficiente avere a disposizione i secondi necessari per sviolinare il contenuto concordato con i responsabili del marketing politico del loro partito. Al giornalista del TG è sufficiente avere tutte le auto-affermazioni necessarie a garantire il ‘pluralismo’ (e il conteggio in secondi dei dati che, qualche mese dopo, l’AGCOM sarà costretta a tirar fuori, evitando, possibilmente, il rischio di sanzionamenti che possono precludere un avanzamento di carriera o producendolo per aggraziarsi quel partito o quel politico al potere); al conduttore del talkshow stimolare la polemica più pruriginosa possibile per far crescere lo share che porta con sé il flusso pubblicitario e poter aumentare, quindi, il suo potere contrattuale con la rete.
A questa illusoria riproduzione del dibattito pubblico, spesso condensata nel diritto di parola affidato ad un ristrettissimo numero di opinionisti che occupano in maniera stabile tutta la rappresentazione politica, concentrandola su di loro, si somma il chiacchiericcio informal-politico del flusso social. Gli studi sulla comunicazione mediata dal computer ci ammonivano, da anni, della traslazione del valore del chiacchiericcio prodotta dal senso e dalla percezione di “autorevolezza” che una battuta può assumere attraverso la sua mediatizzazione generata dal mezzo informatico. Poco si è fatto per comprendere questo passaggio e l’alterazione producibile, sia per la percezione di se stessi, sia per il valore sociale che tale processo induce nel dibattito pubblico.
Quando il discorso massmediatico si apre al chiacchiericcio social la panna montata tende a impazzire e la vera natura della crisi viene completamente oscurata dalla rappresentazione di fatti che vengono sempre più separati dai processi e resi, quindi, sì osservabili, ma difficilmente comprensibili nella loro natura.
Parafrasando Cesare Pavese lo spettatore è ridotto a guardare come colui che pensa di sapere ma non vede.
Eppure.
Eppure i fattori della crisi si stanno dispiegando, in maniera prepotente e quasi incessante, sotto i nostri occhi. Da anni sostengo che esistano tre cerchi concentrici di crisi che la politica non può non affrontare in maniera integrale, sistemica. Il primo livello, il cerchio più piccolo e interno, attiene alla forma che la politica ha assunto a livello locale (per livello locale penso alle strutture rappresentative nazionali o anche sovranazionali come nel caso europeo). È il livello che riempie i nostri TG, i talkshow, che appassiona chi vive della rappresentazione della politica e che ci viene imposto come il terreno del dibattito all’interno del quale schierarci. È il racconto dei tentativi di ripristino di una parvenza di funzionamento del sistema dato. Ci si accapiglia per chi ha la ricetta migliore per “tornare quelli che eravamo”, per riprendere le magnifiche sorti progressive del sistema. È il livello in cui emerge una spaccatura che lo schema politico tradizionale non può affrontare e risolvere: la spaccatura, in due parti, del blocco sociale rappresentato dalle famose classi medie, quelle che, per parlare del nostro paese, erano collocate tra la piccola intrapresa con qualche dipendente, alla massa delle “Partite IVA” e che erano state fatte saldare al ceto impiegatizio pubblico e delle grandi aziende (pubbliche e private). Questa grande massa di persone, variamente beneficiate da una miriade di norme e regolamenti che ne garantivano spazi differenziali di relazione con la decisione pubblica, hanno avuto fino alla crisi del 2008, l’illusione di essere approdati su un territorio di garanzia permanente e immutabile della loro specifica situazione. Il loro rapporto con la politica, in alcuni decenni, traslò da un processo di identificazione ideologica ad un modello di relazione diretta di scambio con la loro personale condizione. Forse il danno più grande del berlusconismo può essere riassunto tutto in questo processo, un processo, però che non è stato solo italiano e che Berlusconi ha solo importato, sdoganando nel nostro paese l’utilizzo delle tecniche di marketing in politica. Un processo che quasi tutti i partiti hanno inseguito e cavalcato.
La spaccatura della classe media in due tronconi è il cruccio di tutti i politici nazionali, ma la soluzione del problema non è nelle loro disponibilità. Nessuno potrà più ricongiungere la frattura che separa chi è garantito (e ragiona ancora con lo schema rivendicativo e conservativo della propria condizione) da chi è, o ha paura di essere, risucchiato nell’area dell’espulsione dal territorio delle garanzie a vita. Nessuna manovra di governo (espansiva o meno che si voglia) potrà risaldare un vaso che si è incrinato in maniera insanabile. Quello che i politici non dicono (spesso perché non vedono…) è che la natura di questa crisi sistemica non solo non è affrontabile con scelte localistiche (le decisioni dei governi nazionali, ma neanche di strutture come la Commissione Europea) ma che sta facendo saltare tutte le strutture decisionali internazionali, gli equilibri esistenti sul piano geopolitico.
La vera crisi, infatti, non sta nelle singole scelte dei governi nazionali giuste o sbagliate che siano per il funzionamento sistemico. Anche se alcune scelte possono accelerarla o rallentarla, nessuna manovra politica all’interno del sistema può risolverla. Al massimo, come hanno egregiamente fatto alcuni grandi paesi in questi dieci anni, possono spostarla dal loro paese ad un altro, illudendosi che con quell’allontanamento si sarebbe scongiurata la loro di crisi. Ma era un semplice rinvio di un appuntamento che spetta a tutti. E che oggi è arrivato.
Le crisi locali, infatti, si inseriscono nel secondo cerchio della crisi sistemica. La crisi del 2008 è frutto della fine dell’illusione che le politiche monetariste, inaugurate negli anni ’80 dalle politiche neo-liberiste, avrebbero dotato il sistema di una capacità di andare oltre i suoi stessi limiti, trovare camere di compensazione e capacità di governare crisi borsistiche dei valori di scambio. A questa crisi strutturale, che ci piaccia o meno è definitiva, si stanno affiancando processi non previsti dalle strutture sistemiche: l’avvento della potenza del ciclo di produzione del valore immateriale che è abilitato dalle tecnologie digitali, dall’avvento della rete Internet, dalle strutture dei social, dal petrolio rappresentato dai Big Data. In pochi anni, infatti, le aziende di rete hanno soppiantato nelle classifiche delle capitalizzazioni, tutte le aziende classiche, quelle della fase industriale precedente. Con un rinnovamento, però, che non riguarda solo un aspetto merceologico, ma produttivo. Il ciclo immateriale produce valore con nuove forme di lavoro, quello che io chiamo lavoro implicito, e ha inaugurato una nuova fase del fare umano. (Continua…)
Sergio Bellucci
happy wheels
Apr 03, 2024 0
Feb 22, 2024 0
Lug 24, 2023 0
Gen 14, 2023 0
Giu 02, 2024 0
Ago 16, 2023 0
Giu 04, 2023 0
Mag 28, 2023 0
Giu 02, 2024 0
La Sindaca Maria Assunta Paolini Pietrarubbia Anche per il borgo medievale e fiabesco di Pietrarubbia, paese...Nov 04, 2024 0
Paolo Soro all’opera (Foto dal Museo di Pietrarubbia) Pietrarubbia Siamo a Pietrarubbia nel silenzio del suo borgo medioevale. C’è tanto silenzio e ci circondano le verdi colline che caratterizzano le campagne del...Mar 18, 2024 0
La Belle Epoque è tornata a Vienna. Per il secondo anno di fila, la capitale austriaca si trova in cima alla classifica delle città dove si vive meglio al mondo. La sua popolazione è cresciuta...Nov 23, 2023 0
Una dei posti esotici più amati dai turisti italiani è sicuramente Cuba, isola caraibica dall’aura davvero unica. Ad attrarre i viaggiatori è un mix dato dalla bellezza della natura, il...Nov 07, 2024 0
– Un interno della Trattoria Da Giuliana – La Trattoria da Giuliana è un’icona bergamasca. Entri nel...Apr 12, 2022 0
Contrappasso, edito da HarperCollins Italia, è il primo romanzo scritto da Andrea Delogu. Lei è nota per i suoi programmi alla radio, per i programmi televisivi Stracult e di recente Tonica e per...