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Ago 26, 2018 Arte & Musica, Cultura
Nel 1762, Leopold programmò il primo giro artistico di suo figlio a Vienna, sede della monarchia asburgica.
Davanti ad uno stupefatto Imperatore Francesco I, il talento si esibì con la spensieratezza tipica della sua età, si alzò dallo sgabello e corse da Maria Teresa d’Austria, le si rannicchiò in grembo dicendole: “Vivete in una casa magnifica”.
Poi incontrò una bambina, figlia della coppia imperiale, con cui giocò e si divertì e che gli insegnò a scivolare senza cadere su quei marmi che ricoprivano il pavimento del palazzo.
Sembra la prese per mano, “Come sei carina. Quando sarò grande, ti sposerò”, le disse.
Lui era Wolfang Amadeus Mozart, incarnazione del concetto moderno di genio, e lei Maria Antonietta d’Asburgo, futura Imperatrice di Francia passata alla storia per la sua tragica morte e per una frase attribuitale – “Se non hanno più pane, che mangino brioche” -, ma mai pronunciata.
Ovviamente non si sposeranno e le loro vite, saranno tutto fuorché lunghe e felici.
Dopo Vienna, seguirono altre esibizioni, ma oltre all’ammirazione ed ai trionfi che la famiglia conseguì in tutte le corti e ambasciate europee, gli incassi erano sempre magri: una particolarità che accompagnò il compositore fino alla fine dei suoi giorni. Per la terza spedizione all’estero (1770), Leopoldo Mozart scelse l’Italia: arrivarono a Roma dove Mozart, dopo aver ascoltato nella Cappella Sistina il Miserere di Vittorio Allegri, il cui spartito non era mai stato pubblicato, riscrisse a memoria il pezzo intero. Dalla Città Eterna i Mozart si trasferirono a Bologna e, successivamente, a Milano dove Wolfgang ottenne l’incarico di comporre una serenata per le nozze dell’Arciduca Ferdinando.
Tornati a Salisburgo, la città non era più quella che avevano lasciato anni prima: il vecchio Principe Arcivescovo era morto, ed il suo successore era un parruccone che detestava la musica e che trattò Mozart come un lacchè. Quando il compositore sollecitò l’autorizzazione di recarsi all’estero per un’altra tournée, il Principe Arcivescovo gli mandò a dire, seccato, che non gradiva che i suoi sudditi andassero in giro a mendicare. Mozart si indignò e rassegnò le dimissioni dalla carica onoraria di maestro di cappella. Fu accusato di ingratitudine e da qual giorno il Principe Arcivescovo fece tutto quello che poté per rendergli amara la vita.
Lasciò che il giovane partisse con sua madre per Parigi, ma trattenne il vecchio Mozart
quasi come un ostaggio.(Continua)
Giovanna Scatena
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