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Feb 23, 2018 L'editoriale
Il tempo che passa, nella vita di una donna e di un uomo, porta tra i tanti cambiamenti, miglioramenti e piccoli problemi, un fatto che lascia il segno, la scomparsa di persone care, amiche, vicine di spirito. Da poco tempo è venuta a mancare dalla mia esistenza Auri Campolonghi. Pittrice di talento con alcune opere in Vaticano e in gallerie nel mondo era bella, elegante, charmante. La conobbi a Genova, lei nella piena grazia della maturità, bruna, mediterranea, alta, con espressivi occhi verdi e una voce squillante che metteva allegria. Io giovanissimo giornalista che bazzicava gli ambienti artistici e letterari della città. Lei, pittrice raffinata, si stava avvicinando alla scultura con il M. Lorenzo Garaventa. La conobbi ad una mostra, diventammo subito amici e ci frequentammo per una decina d’anni. Poi la mia voglia di fare esperienze e di capire, al di là dei miei confini, mi portò a girare l’Italia, l’Europa e il Mondo, in lungo e in largo. Ma con Auri trovai sempre l’occasione per vederci, a Genova o a Milano, per una cena, una mostra, una lunga chiacchierata. Lei mi chiamava Pechi, storpiando e abbreviando il mio cognome e le nostre chiacchiere duravano ore, spaziando dalla pittura, al cinema, alla moda, ai sentimenti. Lei era abile nella lettura della mano e una volta, a S. Margherita, mentre mi trovavo in zona, per intervistare Benigni e Sabina Ciuffini, Auri lesse a me e Sabina la mano. Mi disse tante cose e quasi tutte sono accadute. Ci eravamo visti, l’ultima volta, ad una mostra e a casa sua in anni recenti, poi sentiti al telefono. Negli ultimi tempi viveva presso una figlia. Ora ha lasciato questo mondo, a me rimane il ricordo del suo sorriso, un paio di sue opere e il ricordo della sua voce e dei suoi occhi ridenti.
A presto. See you soon. A la prochaine
mauropecchenino@icloud.com
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