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Mar 19, 2017 L'editoriale
Ho dialogato per giorni con un bimbo piccino, molto sveglio, partecipativo. Ha imparato a parlare presto, a meno di un anno. Ragiona e capisce, fa tante domande. Vuole capire, vuole entrare nelle cose della vita, con una curiosità che coinvolge. Non ha paura ad accompagnare il suo pensiero con l’insistenza, mi prende le dita, le stringe, vuole sentirmi. Le sue manine afferrano tutto quanto può della mia persona e ogni tanto si avvicina in silenzio, tace e sembra ascoltare i battiti del mio corpo e il calore che trasmetto o cerco di trasmettere. Per me è un’esperienza nuova, che non ho ancora messo a fuoco in maniera totale. La sento, la vivo, cercando di collocarla nell’angolo più costruttivo delle emozioni. A volte, pur abituato da sempre alla Comunicazione, non so come gestire questo dialogo. I sentimenti e le emozioni tracimano, ci sono brividi che è difficile descrivere. I silenzi sono forse i momenti più intensi. Il dialogo prende una piega diversa e la Comunicazione diventa quasi solo fisica. Lui ha un odore buono, un profumo che sembra venire dalla natura. La sua pelle fa capire l’inizio della vita e, paragonata allo specchio con la mia, dà la sensazione di cosa voglia dire vita vissuta, i giorni che si succedono in fretta ad altri. Quando si pensa agli anni che passano, viene spontaneo pensare alla solitudine che prima o poi accoglie ognuno di noi. Il dialogo con un bimbo, dà il senso dello scorrere della vita. La solitudine non esiste, esistiamo noi con gli altri e con noi stessi, se ci riempiamo di vita e la poniamo nel bagaglio dei nostri ricordi, non potremo mai essere soli. Il dialogo ci sarà sempre. A presto. See you soon. A la prochaine.
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