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Ago 23, 2016 L'editoriale
Il sogno di un artista, di chi crea e lavora con le proprie idee, in libertà è di avere accanto una donna che condivida i propri lavori, li giudichi prima della loro uscita, con la doverosa obiettività e severità. Una donna che sappia condividere, capire, esserci. Negli ultimi decenni forse solo una donna in Italia ha avuto questo ruolo in maniera eccezionale. Lei era una biondina che cantava canzoni di buon successo, lombarda, minuta e graziosa. Lui un allampanato e apollineo figlio dell’alta borghesia genovese, un po’ anarchico e ribelle, un bel po’ geniale, diverso dagli altri, un po’ cantante, un po’ musicista e anche un po’ poeta, capace di prendere il meglio dagli altri mescolando il tutto con la sua creatività singolare. Lui era Fabrizio Faber Bicio De André, lei Dori Ghezzi. Una compagna, moglie, amante, braccio destro e sinistro di un uomo che mal sopportava i ruoli e le convenzioni. Un uomo non facile che fumava una sigaretta dietro l’altra e per molti anni della sua vita arrivava ogni giorno ad aprire la seconda bottiglia di whisky. Lui ha cantato storie bellissime come Creuza de ma, Via del Campo, Marinella, Megu megun, Fiume Sand Creek solo per citare brani che fanno parte della canzone d’autore europea. Lei la ragazza di Un corpo e un’anima gli è stata accanto con pazienza e polso fermo, lo ha ascoltato, guidato, ma senza farsene troppo accorgere, è diventata il suo alter ego, diventando la compagnia per antonomasia dell’uomo irrequieto, che sa creare. E oggi continua a tenerne vivo il ricordo. Dori è un esempio per tante donne che, spesso, non sanno quello che vogliono o vorrebbero.
A presto. See you soon. A la prochaine.
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