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Enzo Cucchi, l'artista che non si stanca della meraviglia
Senza Titolo, Enzo Cucchi, 2013
“Finalmente trovo un gallerista che sa sognare.”.
E’ così che Enzo Cucchi, artista della Transavanguardia, sceglie FL Gallery come spazio per la sua personale nel capoluogo meneghino dopo molti anni di assenza.
Bienvenidos a Venezuela è il titolo della mostra dedicata all’artista, in calendario fino a fine Giugno. Un’intitolazione non casuale che simboleggia accoglienza e abbraccio fra due uomini, due artisti, Cucchi – appunto – e Federico Luger, proprietario della galleria e argentino di origine.
Poco prima del vernissage incontriamo il maestro per un’intervista in esclusiva. Avvolto nel suo trench, ci stringe la mano con carattere. Ha un’aria solo apparentemente schiva, perché la sua mimica è cordiale, i suoi occhi curiosi fanno intravedere la passione e la forza dell’arte che dominano l’estro e la mano di questo grande artista italiano. Ci racconta:
“Quando lavoro, lavoro con la testa vuota, altrimenti non riuscirei a creare. Finita la mia creazione, la domo e mi faccio travolgere dallo stupore…dalla meraviglia che, ogni volta, è diversa.”.
Le opere in mostra (non molte) costituiscono un nucleo di lavori inediti, due sculture in bronzo e tele. In alcune di queste ultime i soggetti sono donne, nude o piangenti, di spalle o destrutturate, sempre però accompagnate da oggetti e immerse in scenari astratti dai colori intensi e carichi di pennellate dalla forza comunicativa straordinaria, immediatamente riconducibile al codice dell’artista. Gli altri lavori invece, presentano tecniche nuove che Cucchi sperimenta, intrecciandole al vecchio e scegliendo simboli o animali che rimandano ad altri significati.
“I fili di perle, come anche il dittico che raffigura i bastoni, sono senza dubbio segni carichi di un simbolismo che, però, non vuole essere una descrizione o una narrazione, perché altrimenti si perderebbe completamente il contenuto artistico profondo dell’opera stessa.”.
Una mostra interessante, a ingresso gratuito, che racconta, senza parole, il “viaggio” di Enzo Cucchi.
Eleonora Dafne Arnese
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