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Dic 23, 2009 Attualità, Italia
Eppure la Germania ce l’ha fatta.
Dopo il crollo del muro di Berlino e l’unificazione degli stati dell’ex DDR è riuscita, non senza intoppi iniziali ed incidenti di percorso, ad ottenere ciò che in pochi speravano ed in molti auspicavano, non solo una Germania unita, ma anche un Paese che, finalmente, non si muovesse sui binari della crescita economica a due velocità.
Con da una parte la ex Germania dell’Ovest a fare da locomotrice e i paesi dell’ex DDR a seguire la locomotiva, con affanno e qualche timido segnale di cambiamento culturale.
E in Italia?
L’annosa questione del Mezzogiorno crea polemiche culturali e politiche e come sovente accade nel nostro Paese, divide in maniera netta le due correnti di pensiero.
Da una parte, una votata alla secessione, l’altra più disincantata e quasi gattopardesca, portata al mantenimento di ciò che è sempre stato condotto in maniera quasi rassegnata e, talvolta, contraddistinta da segnali preoccupanti, rappresentati da apatia politica e culturale.
Eppure, da un’analisi storica si arriva a comprendere come in Italia negli anni Settanta, il divario tra il reddito pro capite del Nord, rispetto a quello del Mezzogiorno non fosse molto distante, per poi in maniera costante e, quasi inesorabile, allontanarsi sempre più dalla “locomotiva Nord”.
Con una differenza sostanziale, la difficoltà nel Mezzogiorno di far nascere imprese private (è noto a tutti che illegalità e criminalità organizzata rimangono senza dubbio il cancro sociale che le divora) e quindi occupazione.
Tutto questo comporta un tasso di disoccupazione molto alto che il settore pubblico in Meridione dovrebbe ridimensionare, attraverso assunzioni di questa percentuale di non occupati.
Cosa viene fatto per il Mezzogiorno in maniera concreta?
Quali sono le politiche strutturali messe in atto per lo sviluppo reale e costante del Sud d’Italia?
Per avere anche un altro punto di vista, controcorrente e spiazzante, è interessante segnalare la lettura di un libro scritto da Marco Demarco, dal titolo: “Bassa Italia”, l’antimeridionalismo della sinistra meridionale.
In maniera continua ed incalzante l’autore procede con un’analisi storica e molto approfondita del Mezzogiorno d’Italia, dai tempi del Regno Unito fino ai giorni nostri, con le varie teorie che accompagnavano filosofi, politici, letterati italiani e stranieri quando discutevano della questione meridionale.
L’autore, giornalista e Direttore del Corriere del Mezzogiorno, permette al lettore di guardare da un punto di vista differente, su un tema così dibattuto e molto sentito.
Demarco, infine, è convinto dell’utilità di un’autocritica meridionale, ponendosi tra i due soliti schieramenti e creando una “terza via”, un nuovo modo di (ri)pensare al Mezzogiorno e alle questioni sociologiche, politiche e culturali che da sempre lo contraddistinguono e, aggiungiamo noi, lo uccidono.
Norman di Lieto
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