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Apr 17, 2016 L'editoriale
La madre del mio miglior amico d’infanzia è morta dopo un lungo periodo di malattia. Ho avvertito nel cervello e nello stomaco un senso di vuoto e di mancanza, anche se non la vedevo da qualche tempo. Ho ahimè un rapporto strano con la malattia e non ne vado fiero. Quando una persona che conosco si ammala, mi allontano, quando vado a far visita sono a disagio e incapace. Non mi piaccio in quei momenti e vado via, preferendo ricordarmi quella persona cara quando era in salute. So molto bene che è un mio limite, ne sono dispiaciuto e consapevole, ma è più forte di me. Quando si è ammalato mio padre, andavo a fargli visita, ma ero come annichilito e preferivo che ad accudirlo fossero medici e infermieri. Ogni volta, quando l’ammalato se ne va sento il dolore preciso, interno, insinuante. Questa volta è diverso. La mancanza della madre del mio grande amico mi ha procurato un vuoto, che mi ha fatto pensare per la prima volta alla morte. Una sensazione strana arrivata anche dal dolore che il mio amico mi ha trasmesso e raccontato. Ho sentito un pugno allo stomaco, un senso di annebbiamento alla vista e la voglia di girare lo sguardo in un punto lontano. Ho sempre avuto la sensazione, al di là del mio credo religioso, che si nasca e si muoia soli, anche se ci sono persone intorno. La morte, in particolare, è un dialogo finale con Dio, un tendere la mano verso un cielo che ci attende e la nostra ultima forza è farci prendere per mano e andare nella maniera giusta. Il ricordo di quella donna forte e chiacchierona, mi spinge a pensare che lei quella mano l’abbia tesa con la giusta intenzione. Nel mondo del web anche morire sembra un passaggio più veloce. A me piace pensare, invece, alla morte, per prendermi tutto il tempo necessario a viverla.
A presto. See you soon. A la prochaine
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