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Apr 10, 2016 L'editoriale
Nelle settimane scorse mi ha colpito l’atteggiamento negativo nei confronti del calciatore Francesco Totti, da parte della sua dirigenza e la campagnetta denigratoria, squallida e fasulla, di qualche medium politico, gestito da leccaculo di regime, dopo la morte di Umberto Eco. In entrambi i casi, mezzepippette invidiose, piene di rancori mal sopiti, si sono accanite su due bandiere della povera Italia di questi ultimi vent’anni. Entrambi, Totti e Eco rappresentano una bandiera, per lo sport e la cultura. Sono entrambi noti in tutto il mondo, sono rispettati e guardati come maestri nel loro campo. Entrambi hanno commesso, come è umanamente possibile, qualche errore, Totti di intemperanza fisica, Eco con la sua penna, soprattutto nei terribili anni di piombo. Il calciatore è stato messo da parte. Eco, dopo la morte, è diventato il protagonista negativo, un cattivo maestro ha scritto un giornalaccio, di alcuni articoli dove il livore si mescolava all’invidia. Seguito poi da uno dei soliti squallidi talk show, dove, come sempre, si faceva a gara a chi sparava la cazzata più roboante. Eco ha sicuramente scritto anche cose opinabili, ci mancherebbe altro, ma è normale cambiare opinione, a seconda dei fatti e delle epoche. Poi, negli ultimi vent’anni, con la scrittura è stato scelto e letto da milioni di lettori in tutto il mondo e in Paesi completamente differenti uno dall’altro, portando la cultura italiana al di là dei confini di Mendrisio. E alla sua morte, gente che non va oltre Mendrisio, appunto, che scrive libri che non caga nessuno, gente che scrive articoli su giornali di regime, che prende stipendi, perché si è venduto al politico di turno, invece di tacere, la cosa che a loro riuscirebbe meglio, si sono messi a fare gli avvoltoi di chi è stato libero, ha avuto seguito, è stato un maestro. Si sono comportati, loro, che dovrebbero rappresentare una parte dei media, come quei giovani che, non riuscendo a farcela da soli, approfittano della bontà di un maestro e poi, non riuscendo a stare al passo con la di lui/lei intelligenza, rimangono al palo, non combinando una cippa. Dopo, l’unica cosa che sanno fare è parlare male del maestro che un po’ li ha aiutati, nella loro pochezza. Sono cose che non si fanno.
A presto. See you soon. A la prochaine.
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