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Lug 22, 2010 Terza Pagina
Chissà cosa si raccontano le donne quando escono per il loro aperitivo con le amiche. Chissà cosa non dicono degli uomini quando davanti all’ennesima delusione della loro migliore amica non riescono a capire cosa stia succedendo. Chissà se credono ancora nella possibilità di incontrare l’uomo giusto.
Qualcuna ci riesce, almeno apparentemente, qualcuna tribola ancora e non demorde, qualcuna ci rinuncia e si butta a capofitto nel lavoro. Di fatto, i discorsi più ricorrenti stendono un velo pietoso sul pianeta maschile e con lapidario disincanto si limitano a constatare che gli uomini di una volta non esistono più! Ma in fondo perché dovrebbero esistere se neanche le donne sono più le stesse, se il mondo non è più lo stesso?
Qualcosa è certamente cambiato nell’era dei social network, della flessibilità a 360°, della velocità a tutti costi, delle relazioni a tempo determinato. Qualcosa però non cambierà mai, la voglia di amare e di essere amati, il desiderio di una persona che si accompagni a noi per sempre o anche solo per un po’. Ecco che parlare di uomini e di amore non può non suscitare risate sarcastiche, lacrime amare, sospiri infiniti, dubbi e perplessità costanti nel gentil sesso. Le donne si raccontano. Vorrebbero far tesoro delle esperienze proprie e altrui per saper affrontare le nuove con maggiore consapevolezza, per capire dove hanno sbagliato, per imparare a riconoscere al volo le fregature o le occasioni da non perdere.
A raccogliere le loro testimonianze sul comportamento del maschio di oggi, almeno in italia, è un’originale, e aggiungerei sfiziosa, ricerca sociologica che cancella ogni dubbio: gli uomini di una volta, per l’appunto, non ci sono più. In Homo Italicus. L’evoluzione della specie <Maschio Italiano>, la sociologa Giusi Miccoli illustra come a partire dagli Anni Ottanta sia iniziata la lenta estinzione del mammone pastasciuttaro e pantofolaio. Non è certo quel tipo di uomo che rimpiangono le donne. Manca sempre lui, il principe azzurro, oggi come ieri, ed è semplicemente più comodo pensare che se non lo si trova è per colpa degli altri. Ma se scaviamo in profondità il pensiero delle donne non è poi così critico. Sfatiamo i falsi miti e facciamo il punto della situazione, sembra dire l’autrice. E mentre il taglio rigorosamente sociologico del suo sguardo coniuga dati statistici, analisi di contesto e spunti interpretativi, lo spirito indagatore trae linfa dalle passioni vive o metabolizzate delle protagoniste, le donne intervistate. Dà spazio anche alle loro voci intrise di sentimenti, ma composte ed equilibrate anche quando sofferte.
E dunque che dire di questo maschio italiano? E’ un prodotto dell’emancipazione femminile e della disintegrazione postsessantottina dei ruoli tradizionali? Non proprio, o quanto meno non solo. Sarebbe ingrato e poco serio non riconoscere come siano ben più profonde le dinamiche che incidono sulla coppia. <Liquidità, connettività, velocità, irripetibilità e leggerezza> sono le chiavi strategiche, secondo Miccoli, per capirci qualcosa. L’homo italicus sfodera tutte le sue potenzialità espressive e così nella giungla delle relazioni contemporanee ci si potrà imbattere in almeno dodici tipi diversi: l’uomo geisha, il vintage, il bisposato, il maratoneta e l’autarchico, <orientati
alla stabilità e alla continuità>, l’ amico, il collezionista, il virtuale e il velocista, <guidati dalla flessibilità e dalla volatilità> e infine il simbiotico, il fricchettone, il single fidanzato, <maschietti più indecisi>, a metà tra ricerca della novità e della sicurezza.
Carta d’identità alla mano, per ognuno di “quella sporca dozzina” di uomini che le donne, volenti o nolenti, amano, è possibile individuare uno specifico profiling, una caratteristica distintiva, un modo ben preciso di considerare la donna e di approcciarsi a lei. In quali di questi uomini vi riconoscete? A chi somiglia il vostro compagno? In un prevedibile gioco di specchi, scoprendo lui si scopre lei. E allora che fare? Che farsene di questa intrigante tipologia? Rispondo con le parole dell’autrice che con lungimirante saggezza ci regala una bussola e le istruzioni per l’uso.
<Bisognerebbe imparare a osservare i cambiamenti dell’altro e accettarli per potere accompagnarsi reciprocamente. Soprattutto bisognerebbe trovare un modo per stare insieme nella mobilità reciproca. E, invece di cambiare partner, accettare il cambiamento>.
E mentre impariamo ad osservare, il maschio italiano “va in scena” con la presentazione teatralizzata del libro giovedì 22 luglio 2010 a Roma presso il Circolo degli Artisti. E per chi non può resta sempre valido l’invito alla lettura!
GIUSI MICCOLI, Homo italicus. L’evoluzione della specie «Maschio Italiano», aliberticastelvecchi, 2010.
Per info: http://www.facebook.com/#!/pages/Homo-Italicus/130395006987838?ref=ts
Gisella Patrizia Finocchio
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